Ho conosciuto Cinzia lo scorso anno in Inghilterra e da subito é nata una bellissima amicizia, che ci ha fatte rincontrare a Milano mesi dopo. Anche lei ama viaggiare perció ho voluto chiederle di raccontarci la sua esperienza da studentessa fuori sede. Dal confronto nascono sempre ottimi spunti di riflessione.
Ne é uscita una lunga lettera molto confidenziale, di cui oggi affido a te la prima parte.
CHAPTER I – COME HO INIZIATO A VIAGGIARE
Hola, mes amis!
Mi
chiamo Cinzia, ho 22 anni e sono originaria di Taranto, laureata in Economia e Management, specializzanda in
Econometria e web designer!
La mia personalità, le mie passioni, le mie ambizioni, la mia vita, sono indissolubilmente legati al viaggio.
Il primo è stato all’età di sei mesi, quando i miei genitori
hanno deciso di portarmi con loro a Houston, in the USA. Ho avuto la
fortuna di avere una mamma incredibilmente intelligente, coraggiosa,
anticonformista, nata da una famiglia umile, unica donna nel suo corso
di Ingegneria, che ha deciso di donare tutta se stessa ai suoi bimbi e
affrontare le varie difficoltà associate al viaggiare con dei figli
piccoli per darci uno degli insegnamenti piú preziosi: il mondo è bello
e il modo migliore per coglierne tutto lo splendore non è vederne i
monumenti e le attrazioni uno ad uno, ma viverlo cercando di capire come
vivono, cosa pensano, cosa provano le persone del luogo.
Nella
mia infanzia ed adolescenza ho viaggiato molto, in Italia ed in Europa,
sono stata portata in città d’arte, al mare, in montagna e in parchi
d’attrazione, cosa che ritengo una grandissima fortuna.
La prima
svolta verso il vivere il viaggio come un’esperienza “permanente”, come
un processo di adattamento e, conseguentemente, di cambiamento e di
crescita, è stato quando mio padre è stato trasferito a Milano per lavoro, e
noi lo abbiamo seguito.
Ho cambiato scuola all’ultimo anno, prima
della maturità. Ho avuto un’anteprima del concetto di Culture Shock,
come “ragazza del Sud al Nord”, quando mi fu detto “Ma va!” (che
interpretai come abbreviazione di “Ma va a quel paese!”, per poi capire
che è un’espressione milanese fondamentale)☺
Ho
amato, ed amo, Milano: la sua apertura, il suo essere cosmopolita e sempre attiva.
Quando piú tardi, tra scuola e Università ho attraversato dei momenti
veramente difficili (che mi hanno portato a soffrire anche di attacchi di panico), e mi mettevano
nell’impossibilità di studiare o persino seguire una lezione, ho capito che
la soluzione era tornare ad amare me stessa.
CHAPTER II – UNITED KINGDOM
Per amarmi avrei dovuto conoscere (o riscoprire) gli aspetti positivi di me.
Per
questo, dopo un attacco d'ansia durante un esame a Gennaio che mi
portó a consegnare il foglio 10 minuti dopo l’inizio, capii che era tempo di cercare una soluzione. Volevo amarmi e volevo tornare ad essere consapevole del mio
valore, e pensai ad ogni modo possibile per realizzare ció. Era un
sabato, mi trovavo in una sala studio della mia Università in
Via Conservatorio, e iniziai ad inviare piú applications
possibili per internships/posizioni lavorative in Europa. Avevo visto
nel partire un modo perfetto per riscoprirmi. La sera dello stesso giorno
ricevetti una risposta da un’agenzia inglese.
Tredici giorni dopo, il 10 febbraio, atterrai in Inghilterra.
La
prima sera fui invitata a cena dal mio Manager, con i suoi 4 figli ed
il suo cagnolino Toby. Sentii di aver trovato una nuova famiglia.
Il
primo mese esplorai il mio paesino, Studley (conosciuto come il paese
piú piccolo e il villaggio piú grande d’Inghilterra) e i dintorni. Sentii la libertà camminando nelle stradine innevate senza orari e senza
mappa, mi persi, mi ritrovai. Dopo tanto tempo iniziai, finalmente, ad ascoltarmi. Un giorno camminando in una
stradina che portava al castello di Studley pensai che
l’Inghilterra poteva essere nuvolosa, nebbiosa e fredda, eppure mi aveva donato la
felicità, così com’è, con le sue imperfezioni.
Dopo il primo mese
dedicato a me stessa, decisi che era arrivato il momento anche di fare nuove amicizie, cosa non così semplice perchè il
network Erasmus non era particolarmente attivo in Inghilterra, o
quantomeno a Birmingham, e il mio paesino era davvero piccolino.
Ricordai che il mio professore di Management menzionó, un giorno,
Couchsurfing, per cui decisi di sperimentarlo e mi iscrissi.
(Il couchsurfing é un servizio di scambio ospitalitá gratuito nato nel 2004, ed é anche un bellissimo modo per fare amicizia tra local e viaggiatori.)
Il primo
incontro al quale partecipai fu un meeting da Starbucks, a Birmingham,
dove incontrai tante persone, la maggior parte delle quali sono adesso
carissimi amici. Tra gli altri, incontrai Nadia e Joe, un ragazzo con cui poi é nata una bellissima storia d'amore, nonostante entrambi avessimo cercato di impedirlo perché la mia permanenza lí doveva essere temporanea.
In quel periodo ingrassai anche un pochino o meglio, raggiunsi la versione piú “rotonda” di me”, eppure iniziai
a piacermi come mai, mai accadde prima. Per la prima volta guardai nello
specchio e pensai: “Che figa che sono!”
Oltre a questo, tante
altre cose accaddero – iniziai a riflettere sul messaggio del
Couchsurfing, che capii avere come fine ultimo la rottura di barriere e
pregiudizi. Per questo cercai di ospitare piú persone possibili, viaggiare utilizzando l'app CS e venendo ospitata da altri couchsurfer, organizzare dei piccoli eventi tra viaggiatori e gente del posto.
Soprattutto, il Couchsurfing mi ha insegnato che posso davvero lasciare un
impatto su altre persone e come io possa compiere dei
gesti che costano davvero poco, ma che donano tanto ad altri.
In
totale, ho incontrato una sessantina di couchsurfers: da chi mi ha
persuaso a proseguire con una specializzazione universitaria, a chi mi ha fornito spunti sul legame
tra lingua, cultura e personalità, a chi mi considera come una sorellina
piú piccola, a chi mi ha tenuto compagnia nei miei solo travels.
TO BE CONTINUED..
Il viaggio di Cinzia continua la prossima settimana. Cosa ne pensi? Ti ritrovi in questa storia e nelle emozioni provate da lei?
Sei stato anche tu fuori per lunghi periodi? Come hanno influito su di te?
Raccontami la tua esperienza nei commenti o scrivimi tramite email se anche tu vuoi condividere la tua storia di viaggio.
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